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Con quattro podcast dedicati al mare nella musica (nella sezione CONTENUTI di questo sito) non potevo, da grande amante della montagna quale sono, non dedicare almeno qualche riga al paesaggio montano nella musica.
Sono diversi i brani musicali ispirati alla grandezza delle montagne, ma a mio avviso il più impressionante e completo è “Eine Alpensinfonie” op. 64 di Richard Strauss, scritto tra il 1911 e il 1915 e pensato come colossale affresco sinfonico, con tanto di organo e orchestra mastodontica di ben 137 elementi, che ci accompagna sui monti per un viaggio di quasi 24 ore.
Infatti, secondo le note programmatiche dell’autore divise in 22 momenti diversi, si parte dalla notte scura e misteriosa, per assistere al grandioso sorgere del sole con un tema eroico e monumentale, per poi approdare all’inizio della salita, con l’uomo (viandante) che si fa protagonista di questa ascesa simbolica. Ed incontreremo con lui tutti gli ingredienti tipici della montagna: il bosco, il ruscello, le cascate, i prati, i pascoli, i ghiacciai, fino all’immensa visione dalla cima.
Sarà un viaggio anche emotivo: non mancheranno momenti di pericolo, di paura, con tempeste, temporali e bufere, proprio come è la vita. Sembra musica per film: mentre ascoltiamo i temi splendidi che si intrecciano e fluiscono uno nell’altro, raccordandosi magicamente, possiamo vedere davanti agli occhi, anche senza conoscere le note programmatiche, tutte queste scene, queste immagini perfettamente evocate dalla musica.
Ma non è un mero saggio descrittivo: la raffinata perizia straussiana a volte è sotterranea, ma sapientemente e discretamente presente, come verso la fine, nella sezione della discesa, in cui, in ordine invertito, vengono riproposti tutti i temi del viaggio d’andata, ma in forma rovesciata, al contrario, come fosse un tornare indietro, verso il punto di partenza.
E infatti proprio alla notte da cui avevamo iniziato si torna, ma ricchi di tutto quello che la montagna (dove mi trovo proprio adesso mentre scrivo) sa donare e insegnare a chi la ama.
Dalla sua villa a Garmisch Strauss ammirava le alpi bavaresi, ma quest’opera gigantesca ribadisce anche valori che vanno ben oltre i paesaggi alpestri, ricordandoci la sua fiducia eroica e superomistica in una natura creatrice, forza primigenia e catartica (addirittura l’opera doveva intitolarsi “L’Anticristo” nel progetto iniziale, in relazione al naturalismo pagano dell’autore).
Circa un’ora di musica davvero appagante, che vi consiglio nella versione diretta dal nostro Giuseppe Sinopoli con la Sächsische Staatskapelle Dresden, facilmente e gratuitamente reperibile anche online.
E questa illuminante frase di Paolo Cognetti ben accompagna l’ascolto:
“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita.
Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.”
Come la musica: una nota dopo l’altra, tra silenzio, tempo e melodia.
Buon ascolto e buon cammino.